Un papà sottovalutato…

Parliamo spesso delle api e del loro insostituibile ruolo, sia all’interno dell’alveare che nella conservazione degli ecosistemi.

Oggi però, in occasione delle celebrazioni per la Festa del Papà, vogliamo ricordare anche chi, seppur con compiti marginali, contribuisce in modo fondamentale alla conservazione e alla riproduzione della specie: il fuco!

Il maschio dell’ape nasce da uova deposte dalla regina, ma non fecondate; rispetto alle sue dimensioni, è più grande di un’ape operaia,  ma con un corpo più tozzo, peloso e caratterizzato da due grandi occhi frontali, ideali per individuare anche a distanza la regina durante il  cosiddetto “volo nuziale”. La particolare conformazione della sua ligula, molto più corta di quella in dotazione agli esemplari femmina, non consente al fuco di contribuire alle operazioni di raccolta del nettare e quindi di stoccaggio nelle celle votate alla produzione del miele. Il fuco è poi privo di pungiglione…per cui sembra essere poco utile, nonostante le dimensioni, anche nella protezione della colonia. I maschi, infine, non sono necessari tutto l’anno: con l’inizio dei primi freddi, vengono solitamente allontanati dall’alveare, perché considerati un peso dalle altri api, costrette anche a nutrirli durante la bella stagione.

L’unico compito che la Natura pare avergli riservato è quindi quello della fecondazione dell’ape regina: un momento di certo fondamentale ma che, ironia della sorte, decreta allo stesso tempo la morte del fuco a soli pochi istanti dall’accoppiamento!

Ma il ruolo del fuco sarà davvero così marginale per le dinamiche interne alla colonia?

Rispetto alle prime teorie e considerazioni sulla loro rilevanza per la vita nell’alveare, oggi molti studiosi tendono a rivalutare positivamente questi buffi esemplari: sembra, infatti, che essi contribuiscano anche alla termoregolazione dell’alveare e della covata; che collaborino alla trofallassi, il processo di trasferimento e condivisione del cibo con le compagne, e alla diffusione dei feromoni della regina. 

In ogni caso, che siano attivi o meno all’interno dell’alveare, senza fuchi la colonia non sarebbe in grado di produrre una nuova generazione di api operaie, compromettendo la sua sopravvivenza a lungo termine; così facendo, contribuiscono alla diversità genetica della colonia, aspetto essenziale per resistere a malattie e parassiti migliorando la sua capacità di adattamento.

Per cui…buona Festa del papà anche al nostro fuco!

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Terrantiga

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Terrantiga, espressione della biodiversità sarda, dove alle fioriture spontanee di erica arborea, lavandula, asfodelo, cisto si alternano il rosmarino, l’eucalipto, la malva, il trifoglio, il cardo selvatico, è l’unico collettivo di apicoltori esistente in Sardegna. Una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione che si traduce in un modello di apicoltura sostenibile, naturale ed etica: un’azienda che fa del biologico un suo pilastro e che fonda le sue attività su concetti quali benessere delle api, qualità della produzione, salvaguardia ambientale.

L’O.P. Terrantiga aderisce a Miele in Cooperativa e al Consorzio a tutela Alveare Italia.

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A San Sperate, a circa 20 km da Cagliari: un Paese Museo con origini antichissime, famoso per i suoi murales e per le incredibili produzioni della terra (come le pesche), le creazioni artigianali e le eccellenze enogastronomiche tipiche. Qui, Terrantiga alleva api locali che, grazie ad un’attenta pratica nomade e al rispettoso presidio del territorio, garantiscono l’impollinazione e la ripopolazione di aree povere di impollinatori, bottinando il nettare tra la rigogliosa macchia mediterranea e le aree costiere di Teulada e Domus de Maria, nell’altopiano di Campeda e sulle montagne Montiferro e Groceano, passando per le pianure fiorite del campidano.

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