L’alveare diventa un’opera d’arte

Nel nostro breve percorso di avvicinamento al mondo dell’arte, che ha come protagonisti i nostri instancabili insetti impollinatori, non poteva mancare una panoramica sull’arte performativa, dove le api e gli alveari smettono di essere rappresentati attraverso dipinti o sculture, diventando loro stessi struttura dell’opera.

La lista di artisti che si cimentano in questo filone è lunga.

Aganetha Dyck, canadese, classe 1937, introduce nelle arnie oggetti di uso comune e li lascia lì per anni: le api le abbelliscono con complicati quanto caratteristici motivi a cella, in cera e propoli. Per raggiungere questo risultato, la scultrice attira l’attenzione degli insetti in punti precisi dei manufatti che desidera trasformare e lascia che il tempo faccia la sua parte. Il suo è un modo per riflettere sul futuro del pianeta senza le api.

Ren Ri è cinese e si definisce “apicoltore-artista”. Ha creato delle strutture poligonali in plexiglas all’interno delle quali ha messo delle api regine. Modificando l’inclinazione delle strutture, ha spinto le api operaie ad adattarsi al nuovo ambiente. Il risultato? Strutture geometriche, ipnotiche e uniche, create dalle api e dal loro adattamento ambientale: una vera opera performativa dove l’apporto dell’uomo è ridotto ai minimi termini.

 
Su scala molto più vasta, opera l’artista slovacco Tomáš Gabzdil Libertíny che, con un procedimento simile a quello di Ri, crea una struttura in metallo attorno alla quale vengono posizionate delle regine. Grazie al lavoro costante, di migliaia di api danno vita alla struttura pensata dall’artista, che poi rifinisce il tutto livellando la cera d’api. I temi sono quelli della coesione tra uomo e ambiente e della salvaguardia ambientale, comunicati attraverso la rappresentazione di oggetti quotidiani, realizzati in cera dalle api-scultrici. L’ultima opera, Eternity, è il frutto di un paziente lavoro durato due anni e non è un caso che rappresenti il busto di Nefertiti, moglie di Akhenaton, che con il marito introdusse il culto dell’unico dio Aton, il dio solare, del quale le api erano emissarie. Una rivoluzione, quella che prospetta l’artista con la serie Made by bees: trasformare il nostro rapporto con questi piccoli preziosi insetti, per noi, per chi verrà, per il pianeta e anche per l’arte.

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Terrantiga

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Terrantiga, espressione della biodiversità sarda, dove alle fioriture spontanee di erica arborea, lavandula, asfodelo, cisto si alternano il rosmarino, l’eucalipto, la malva, il trifoglio, il cardo selvatico, è l’unico collettivo di apicoltori esistente in Sardegna. Una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione che si traduce in un modello di apicoltura sostenibile, naturale ed etica: un’azienda che fa del biologico un suo pilastro e che fonda le sue attività su concetti quali benessere delle api, qualità della produzione, salvaguardia ambientale.

L’O.P. Terrantiga aderisce a Miele in Cooperativa e al Consorzio a tutela Alveare Italia.

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A San Sperate, a circa 20 km da Cagliari: un Paese Museo con origini antichissime, famoso per i suoi murales e per le incredibili produzioni della terra (come le pesche), le creazioni artigianali e le eccellenze enogastronomiche tipiche. Qui, Terrantiga alleva api locali che, grazie ad un’attenta pratica nomade e al rispettoso presidio del territorio, garantiscono l’impollinazione e la ripopolazione di aree povere di impollinatori, bottinando il nettare tra la rigogliosa macchia mediterranea e le aree costiere di Teulada e Domus de Maria, nell’altopiano di Campeda e sulle montagne Montiferro e Groceano, passando per le pianure fiorite del campidano.

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