Le criticità che il comparto apistico sta vivendo in questi ultimi anni hanno gravemente condizionato in tutto il mondo la produzione di miele ed hanno fatto sì che i costi relativi ai suoi processi produttivi aumentassero in modo esponenziale. Questo incremento, che ha colpito anche centinaia di apicoltori italiani impegnati in modelli di apicoltura sostenibile e tracciabile, non si è tradotto in un normale adeguamento dei prezzi sul mercato che, al momento, sembra preferire il miele proveniente da paesi terzi: decisamente più economico, ma meno controllato e tutelato.
Come possiamo capire, quindi, di fronte ad uno scaffale del supermercato, se il miele che vogliamo acquistare sia un prodotto di qualità o se sia stato alterato in qualche modo?
Dobbiamo imparare a leggere l’etichetta!
Un’indicazione chiara, riportata in etichetta, sulla provenienza e sull’origine del miele permette già una prima valutazione, utile ad intercettare quello che potrebbe essere un prodotto di qualità rispetto ad un miele mediocre e di dubbia provenienza.
Oggi, in etichetta troviamo alcune indicazioni obbligatorie:
DENOMINAZIONE DI VENDITA DELL’ALIMENTO_La Direttiva 2001/110 CE, recentemente aggiornata con importanti integrazioni (maggio 2024), è l’essenziale punto di riferimento legislativo comunitario del settore e definisce il miele come un prodotto assolutamente naturale. La disposizione limita l’intervento umano che potrebbe alterarne la composizione, proibendo l’aggiunta di qualsivoglia ingrediente, compresi gli additivi e qualunque altra sostanza che non sia di miele. Analogamente, proibisce l’eliminazione di qualunque componente specifica, incluso il polline.
PAESE DI ORIGINE_Uno dei criteri più importanti per fare la nostra scelta. In Italia, il produttore deve obbligatoriamente riportare il Paese o i Paesi di origine in cui il miele è stato raccolto. Potremmo trovare, ad esempio: Paese di origine: Italia; Paesi di origine: Italia, Cina, Ungheria o trovarci di fronte ad indicazioni come Miscela di mieli originari della CE: Italia e Serbia o Miscela di mieli originari e non originari della CE: Cina, Argentina e Italia. In alcuni – ancora troppo rari – casi, potremmo imbatterci in indicazioni più puntuali, come ad esempio l’origine geografica (Miele millefiori toscano, Miele dell’appennino molisano-abruzzese piuttosto che Miele di macchia mediterranea sarda etc.). Anche nel nostro Paese, l’adozione della nuova Direttiva approvata a livello europeo, vedrà inoltre l’introduzione obbligatoria in etichetta delle quote percentuali dei paesi d’origine nelle miscele, riportate in ordine decrescente e con una tolleranza del 5%.
Perché è così importante essere certi del l’origine di un prodotto alimentare come questo?
Il discrimine sta nelle modalità di produzione e nell’impianto legislativo che le regola: in Italia, per nostra fortuna, esistono le più stringenti norme di sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale e tutela dei diritti sociali. Queste garantiscono che il prodotto acquistato, se italiano, sia il più sicuro al mondo.
“TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE” E DATA DI PREFERIBILE CONSUMO_Anche per il miele, come per tutti i prodotti edibili in commercio, il produttore è chiamato a riportare in etichetta un indicativo “best before”. Ma, se per molti prodotti facilmente deperibili tale indicazione è irrinunciabile e necessaria per via della specifica composizione ed effettiva durabilità, per alimenti più “resistenti al tempo” come il miele, la data riportata può essere considerata un buon consiglio. Il miele, infatti, grazie alla sua eccezionale composizione, è un alimento piuttosto stabile, difficilmente aggredibile da muffe, batteri o agenti esterni in grado di modificarne la qualità. Tuttavia, è pur sempre un alimento “vivo” e ricco di zuccheri che, nel tempo, soprattutto in condizioni di cattiva conservazione, potrebbe sviluppare valori anomali legati alla loro degradazione.
NOME, INDIRIZZO E RAGIONE SOCIALE DELL’OPERATORE ALIMENTARE, per avere informazioni chiare sull’operatore e sul tipo di attività.
SEDE STABILIMENTO DI PRODUZIONE O DI CONFEZIONAMENTO, per confermare la provenienza del prodotto.
LOTTO_Il prodotto finito, ottenuto con procedure produttive ed in circostanze sempre identiche, è una tutela merceologica.
PESO NETTO_Indicato in grammi (gr) o chilogrammi (kg)
Informazioni facoltative
Data di produzione
Indicazioni ambientali (raccolta differenziata)
Informazioni nutrizionali
Origine botanica
Indicazioni per la conservazione
Indicazioni per l’uso (non terapeutico)
CRITERI DI SCELTA
Gli elementi a nostra disposizione per valutare questo straordinario prodotto sono molteplici e possono aiutarci, anche se non siamo propriamente degli esperti del settore.
Prezzo
Sebbene la crisi economica globale ci spinga inevitabilmente ad essere sempre più accorti nei nostri acquisti, scegliere il prodotto dal costo a scaffale più basso può non essere la soluzione ideale per la nostra salute. I processi di produzione e lavorazione del miele sono lunghi, complicati e molto dispendiosi per l’apicoltore. Se il prezzo del miele è troppo basso, è molto probabile che nel nostro vasetto troveremo un prodotto miscelato, allungato con sciroppo di glucosio o altre sostanze zuccherine che con il miele puro, genuino, hanno poco a che fare. Un miele di qualità, prodotto nel rispetto dell’ambiente e del benessere animale, che rispetti il valore intrinseco del prodotto ed il lavoro di chi lo porta sulle nostre tavole, ha necessariamente un costo più elevato.
Stato fisico e colore
Al consumatore poco informato o che non presti grande attenzione all’etichetta, un miele solido, “cristallizzato”, potrà sembrare un prodotto scadente, di dubbia provenienza o addirittura andato a male. Tra le tante varietà di miele disponibili, infatti, forse non tutti sanno che soltanto tre tipologie di miele (acacia, melata, castagno) hanno tempi più lunghi di cristallizzazione, per via della minor presenza di glucosio (e della maggior presenza di fruttosio): in tutti gli altri mieli, la solidificazione è un processo assolutamente naturale, che racconta l’ottima qualità di quell’alimento, la sua autenticità e la sua purezza, rappresentando, dunque, un elemento importante che può farci immediatamente capire se il prodotto che stiamo acquistando abbia subito o meno trattamenti e sofisticazioni prima della sua commercializzazione. Per evitare la cristallizzazione del miele, infatti, alcuni produttori sottopongono questo alimento a processi di pastorizzazione, riscaldandolo fino ai 75° gradi. Così facendo, il miele resta piacevole alla vista, limpido e fluido…ma le sue componenti benefiche vengono completamente distrutte. Se in etichetta troviamo la dicitura “non pastorizzato”, possiamo escludere questa evenienza. La cristallizzazione è, in conclusione, garanzia indiscutibile della sua qualità e della sua provenienza.
È importante, inoltre, che la composizione sia omogenea alla vista e che non vi sia separazione in fasi o la presenza di strati superficiali di schiuma (bollicine d’aria, in ogni caso non nocive) che contraddistinguono quei mieli frutto di una lavorazione scadente o oggetto di una conservazione inadeguata.
Per quanto concerne il colore, questo varia anzitutto in base alla tipologia dei pollini raccolti dalle api e al momento della bottinatura. Ogni tipologia di miele ha tendenzialmente una diversa colorazione. Esistono varietà più chiare e varietà più scure, per cui non esiste un colore universale che vi faccia capire la qualità del prodotto ma è importante, nuovamente, osservane l’omogeneità. Anche la colorazione, infatti, deve essere il più possibile omogenea e priva di stratificazioni o separazioni di diverso aspetto e consistenza.
Le alterazioni possibili del miele sono principalmente legate ad umidità, esposizione alla luce e temperatura dell’ambiente in cui viene riposto: per una conservazione adeguata, quindi, è bene che, anche una volta aperto, il barattolo venga richiuso ermeticamente, sia conservato in un luogo fresco, asciutto e lontano da fonti di calore e da luce diretta; la temperatura ideale è compresa tra i 10° ed i 20°.
Se non abbiamo la fortuna di conoscere personalmente un bravo apicoltore da cui acquistare miele sicuro e di qualità, di fronte allo scaffale del supermercato, leggete attentamente l’etichetta e confrontate i prezzi. Se in etichetta non è presente alcuna indicazione specifica sul prodotto (come il luogo di produzione e/o di confezionamento, l’azienda produttrice, l’origine botanica o geografica del miele, le miscele in esso contenute o almeno una di queste, i valori nutrizionali) e se il prezzo è troppo conveniente…allora, diffidate.
Sia nella vendita diretta che nella GDO, scegliete un miele italiano, prodotto da aziende apistiche locali, radicate sul territorio; da cooperative e realtà che vendano in occasione di fiere o manifestazioni, ma anche online.
Potranno raccontarvi di persona il loro prodotto, parlarvi del territorio in cui operano e delle api che accudiscono: una garanzia di qualità che, in mancanza di un’etichetta trasparente, resta il parametro più veritiero su cui basare la nostra scelta ed essere certi, tra le altre cose, che la nostra salute non sia a rischio.
Scegliere il miele italiano da api italiane significa sostenere quel modello di apicoltura di territorio, rigenerativa e sostenibile, che mette al centro la qualità integrale dell’alimento e della sua filiera produttiva, a vantaggio delle nostre scelte di acquisto e di nutrizione.
Significa, soprattutto, conferire il giusto valore ambientale, sociale ed economico ad un alimento che è la fotografia di un territorio e di un ecosistema ricchi ed irripetibili, lo specchio di una tradizione rurale secolare e di una cultura dell’eccellenza enogastronomica che ci contraddistingue in tutto il mondo.