ARCHITETTURA CONTEMPORANEA E RAPPORTO CON GLI ALVEARI

L’arte, in tutte le sue espressioni, ha sempre dialogato con la natura.

L’ha rappresentata, l’ha interpretata, si è lasciata ispirare, non solo in antichità ma anche nel mondo contemporaneo, dove proprio il rapporto con la natura ha offerto ad artisti e progettisti importanti spunti di riflessione.

Per quanto riguarda in particolare l’architettura, nell’ultimo secolo si è riflettuto su nuove tipologie costruttive, sia per le abitazioni che per spazi polifunzionali. Le moderne tecniche costrittive, coadiuvate dallo sviluppo di nuovi materiali, hanno permesso agli architetti di sognare e realizzare strutture uniche.

In molti si sono ispirati e hanno guardato agli Alveari, le grandi città delle Api, e alla struttura semplice e complessa dei favi, frattali naturali dalla geometria perfetta in grado di estendersi in lunghezza e altezza a seconda dell’ambiente.

Nel 2019, l’architetto e designer inglese Thomas Heathewick ha realizzato a New York il Vessel: quarantacinque metri di altezza, 2500 gradini e 80 piattaforme panoramiche di cemento rivestite in acciaio e bronzo, incastonate tra i grattacieli tra Midtown ed il fiume Hudson.

Si tratta di uno spazio pubblico tridimensionale, un nuovo modo di vedere gli spazi urbani con identità forte che dialoga con i grattaceli intorno senza esserne schiacciato.

La struttura ad alveare si apprezza sia all’esterno che all’interno; fuori un grande favo luccicante, da dentro la rete di celle crea tante piattaforme che si intersecano in un percorso quasi eschersiano.

Già nel 2015, Wolfgang Buttress è riuscito ad esprimere al meglio la grandiosità del design britannico, progettando il padiglione per Expo2015.

Il progetto fonde un design molto accattivante con forti requisiti ecologici, che trovano origine nelle agrotecnologie e nell’ingegneria agraria; si sviluppa intorno al concetto di alveare, a voler sottolineare l’importanza che le api hanno nel nostro ecosistema. 

Il progetto si sviluppa in orizzontale su una superficie di ben 1910 m², con una costruzione leggera che gioca sul contrasto tra pieni e vuoti. L’alveare è una struttura reticolare cubica in alluminio poggiata su delle colonne. La cellula elementare, un cubo 40 cm x 40 cm x 40 cm, è realizzata con listelli di metallo fissati con una corretta angolazione in modo da creare figure esagonali, a ricordare le celle nelle quali vengono conservati miele e polline.

Sempre in Inghilterra, è stato lanciato il progetto London Tower Farm, per la Loft AWR 2011 design competition.

Anche qui, l’ispirazione all’alveare: non solo come immagine o elemento visivo dell’architettura ma proprio come sistema vitale in cui l’architettura, esattamente come succede in natura, è struttura e servizio allo stesso tempo, un vero e proprio eco-sistema abitativo.

Si tratta di un edificio che consente ai residenti non solo di coltivare frutta e verdura, ma anche di generare energia elettrica, di catturare l’acqua piovana

Le abitazioni si collocano nel perimetro esterno, mentre le coltivazioni sono al centro dell’edificio, in modo da renderle facilmente accessibili ai “residenti-contadini”. Dai tetti e dalle finestre, infine, spuntano arbusti e rampicanti, che rendono anche la facciata più “verde”.

Infine, molto interessante il progetto dell’Hub Créatic realizzato in Francia, a Nantes, dalla Tetrarc Agence d’Architecture.

Si tratta di un edificio dedicato alle piccole compagnie che sviluppano nuove applicazioni digitali. Dietro le sue vivaci pareti gialle, la costruzione ad alveare riunisce ben settanta piccole start–up, permettendo loro di avere una buona presenza in città ed assicurando la localizzazione in uno spazio a canone ridotto, in cui esse possono completare le proprie realizzazioni e vivere i primi momenti della loro esistenza.

Costruito intorno ad un vasto atrio, l’Hub Créatic ha un disegno che favorisce la comunicazione ed il lavoro sinergico, esattamente come in un vero alveare, permettendo ad architettura e tecnologia di accordarsi in completa armonia. Piu che il richiamo visivo è proprio il sistema alveare che ispira il progetto, la comunicazione e l’organizzazione delle api.

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Terrantiga

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Terrantiga, espressione della biodiversità sarda, dove alle fioriture spontanee di erica arborea, lavandula, asfodelo, cisto si alternano il rosmarino, l’eucalipto, la malva, il trifoglio, il cardo selvatico, è l’unico collettivo di apicoltori esistente in Sardegna. Una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione che si traduce in un modello di apicoltura sostenibile, naturale ed etica: un’azienda che fa del biologico un suo pilastro e che fonda le sue attività su concetti quali benessere delle api, qualità della produzione, salvaguardia ambientale.

L’O.P. Terrantiga aderisce a Miele in Cooperativa e al Consorzio a tutela Alveare Italia.

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A San Sperate, a circa 20 km da Cagliari: un Paese Museo con origini antichissime, famoso per i suoi murales e per le incredibili produzioni della terra (come le pesche), le creazioni artigianali e le eccellenze enogastronomiche tipiche. Qui, Terrantiga alleva api locali che, grazie ad un’attenta pratica nomade e al rispettoso presidio del territorio, garantiscono l’impollinazione e la ripopolazione di aree povere di impollinatori, bottinando il nettare tra la rigogliosa macchia mediterranea e le aree costiere di Teulada e Domus de Maria, nell’altopiano di Campeda e sulle montagne Montiferro e Groceano, passando per le pianure fiorite del campidano.

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