Oltre ai drastici cambiamenti climatici e alla presenza crescente di agenti patogeni che ne mettono a rischio la sopravvivenza, una delle maggiori difficoltà che incontrano oggigiorno le api e gli altri insetti impollinatori è la perdita di varietà del proprio habitat.
Come noi esseri umani, gli insetti hanno bisogno di un’alimentazione completa ed equilibrata, varia, utile a rafforzare il sistema immunitario, crescere in salute e riprodursi: in questo senso, piante e fiori giocano un ruolo fondamentale, rappresentando una fonte di nutrimento essenziale. Un rapporto di reciprocità, quello tra piante ed impollinatori, senza il quale l’intero ecosistema crollerebbe (basti pensare che da api, vespe, farfalle, falene, pipistrelli ed altri impollinatori dipende anche l’80% delle colture ad uso umano, secondo il WWF).
Cos’è una pianta nettarifera o mellifera?
Una pianta si definisce nettarifera o mellifera se è in grado di fornire nettare e/o polline alle api e agli altri insetti impollinatori, per la loro sussistenza e per favorire la produzione del miele. La parola Mellifero deriva dalle parole latine mel (miele) e fero (portare) che, insieme, creano la parola melliferus, letteralmente “portatore di miele”.
Ne esistono di diverse tipologie, catalogate in base a parametri come fioritura e potenziale mellifero:
Composite. È una famiglia di mellifere estremamente ampio, che comprende specie in grado di fiorire in qualsiasi periodo dell’anno. Le api ne traggono soprattutto polline, ma anche la bottinatura del nettare può essere rilevante (es. fiordaliso, girasole, tarassaco).
Crucifere. Sono piante nettarifere e pollinifere quasi tutte visitate dalle api, la cui importanza dipende dall’intensità della fioritura e dalla quantità di nettare offerto (es. colza, senape).
Labiate. Molto interessanti dal punto di vista apistico soprattutto per il nettare, meno per quanto riguarda il polline (es. menta, origano, salvia, timo).
Leguminose. Famiglia botanica vastissima, importante sia per il nettare sia per il polline (es. erba medica, lupinella, meliloto, sulla, trifogli).
Altre specie. Appartenenti a famiglie botaniche meno note, hanno un’importanza notevole dal punto di vista apistico, come facelia e grano saraceno.
Le caratteristiche geografiche e morfologiche dell’Italia permettono alle api e agli altri insetti impollinatori di avere a disposizione una grande varietà di piante mellifere. Tra le più note l’acacia, il tiglio, il castagno, il tarassaco, gli agrumi e la calendula (fioritura estiva), la ginestra, la lupinella, la sulla e le leguminose in generale (fioritura invernale).
Dal punto di vista delle api, in Italia è possibile individuare sei zone estremamente interessanti rispetto alla presenza di piante mellifere dalle caratteristiche tipiche:
Alpi: abete, rododendro, lampone, mirtillo, fiori di prato e abete (per la melata).
Appennino e Prealpi: acacia o robinia, trifoglio, lupinella e castagno.
Collina: coltivazioni foraggiere, castagno, colza e girasole.
Pianura: piante fruttifere, girasole ed erba medica.
Litorale tirrenico: mirto rosmarino, erica, corbezzolo.
Isole e meridione: timo, agrumi, mirto, eucalipto, carrubo e corbezzolo.
Tra le piante mellifere italiane con più potenziale mellifero – e quindi più produttive – acacia, borragine, edera, facelia, rosmarino, castagno, eucalipto e lampone.
L’importanza di poter valutare il potenziale mellifero di una pianta risiede essenzialmente in due aspetti:
- la possibilità da parte dell’apicoltore di disporre gli alveari in aree potenzialmente più efficienti
- la possibilità di aggiungere alle specie vegetali comunemente impiegate, anche altre di sicuro interesse apistico.
Considerando che sono principalmente il colore, la forma e l’odore dei fiori ad attirare le api verso il nettare, è estremamente chiaro quanto sia importante salvaguardare l’immenso patrimonio floreale e vegetale di cui l’Italia dispone, anche attraverso la tutela degli insetti impollinatori, prime tra tutti le api, insostituibili custodi della biodiversità territoriale.