Le api nell’arte Naïf

Relegata per molto tempo ai margini dell’arte poichè associata ad artisti autodidatti, non professionisti, di origine popolare, la pittura naïf ha trovato di recente la giusta rivalutazione come rappresentazione di un sentimento autentico, “ingenuo”, a tratti infantile.

Privandosi dei rigidi canoni accademici, questa corrente artistica riesce a catturare l’attenzione con pennellate vivaci e colori carichi. Le opere naïf, spesso arricchite da dettagli sorprendenti e particolari fantasiosi, narrano visioni oniriche, storie di vita quotidiana, scene bucoliche.

Tra gli artisti più noti Rousseau, Frida Khalo e l’italiano Ligabue.

Si riconosce appieno in questa corrente anche Giuliano Zoppi, nei cui dipinti (Apicoltore a lavoro e Sciamatura) l’apicoltura è una tematica costante: l’immagine è volutamente semplificata, le figure umane sono stilizzate e le architetture prive dei criteri costruttivi, ma quello che colpisce è la fotografia realistica che ci regala del settore. L’artista, infatti, fa proprie, trasponendole nei suoi dipinti, alcune raffinate regole apistiche, così come le avrebbe applicate un esperto apicoltore: mai avvicinarsi agli alveari senza le difese necessarie; l’affumicatore serve per gestire la sciamatura; l’atto dell’impollinazione.

Anche i dipinti della tedesca Irene Brandt sono particolarmente apprezzati per la loro spontaneità e freschezza; ne è un esempio l’acrilico “Happy honey bees” in cui il soggetto resta sospeso, quasi in equilibrio (come lo è il cucchiaio…) tra un sottile humor e la spontaneità con la quale l’artista ha voluto ritrarre il lavoro delle api. Pur essendo semplice nella sua esecuzione, il dipinto rappresenta la produzione del miele come un’operazione complessa, governata dalle api quasi umanizzate, attive e intraprendenti, operanti in una struttura perfetta e ben organizzata.

Originaria di Cremona, Mariarita Brunazzi, nelle sue opere originali ed esteticamente piacevoli, non ha nulla da invidiare ad artisti di fama mondiale. Nel suo dipinto “Il giardino dell’amore”, realizzato in occasione dell’anniversario di matrimonio di una coppia di suoi amici, rappresenta la futura sposa nuda sull’erba e lo sposo – un tipo dal carattere “pungente” – con le sembianze di un’ape. La figura femminile è quasi un lite-motif nella sua produzione artistica: anche in “Apicoltrice svolazzante” è rappresentata una ragazza sbarazzina, che tiene tra le mani un alveare da cui escono numerose api bottinatrici.

Mariana Kalacheva, giovane ed eclettica pittrice bulgara, sa trasformare scene assolutamente normali in un gioco per cui l’osservatore non può fare a meno di sorridere. Nel dipinto Daisies, riporta due grandi margherite su cui poggiano due ragazze che, curiosamente vestite con i colori delle api, stanno giocando a farsi dondolare dagli steli flessibili.

Il motivo? “Banalmente mi piace tutto ciò che riguarda le api”, ha affermato l’artista, e noi potremmo risponderle che condividiamo il suo pensiero!

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Terrantiga

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Terrantiga, espressione della biodiversità sarda, dove alle fioriture spontanee di erica arborea, lavandula, asfodelo, cisto si alternano il rosmarino, l’eucalipto, la malva, il trifoglio, il cardo selvatico, è l’unico collettivo di apicoltori esistente in Sardegna. Una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione che si traduce in un modello di apicoltura sostenibile, naturale ed etica: un’azienda che fa del biologico un suo pilastro e che fonda le sue attività su concetti quali benessere delle api, qualità della produzione, salvaguardia ambientale.

L’O.P. Terrantiga aderisce a Miele in Cooperativa e al Consorzio a tutela Alveare Italia.

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A San Sperate, a circa 20 km da Cagliari: un Paese Museo con origini antichissime, famoso per i suoi murales e per le incredibili produzioni della terra (come le pesche), le creazioni artigianali e le eccellenze enogastronomiche tipiche. Qui, Terrantiga alleva api locali che, grazie ad un’attenta pratica nomade e al rispettoso presidio del territorio, garantiscono l’impollinazione e la ripopolazione di aree povere di impollinatori, bottinando il nettare tra la rigogliosa macchia mediterranea e le aree costiere di Teulada e Domus de Maria, nell’altopiano di Campeda e sulle montagne Montiferro e Groceano, passando per le pianure fiorite del campidano.

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