Le api della Regina Elisabetta II: tra folklore e protocollo.

Sapevate che a Buckingham Palace dal 2007 ci sono 5 arnie ed altre 2 si trovano a Clarence House, con circa 20 mila api ognuna? 

Ebbene sì; d’altronde quello di Buckingham Palace è il più grande giardino privato di tutta Londra: nei suoi 17 ettari sono ospitate 6mila varietà di piante e 15 tipologie di tiglio, che fioriscono in diversi momenti dell’anno. Insomma, un paradiso per le api che producono miele sufficiente per le esigenze dell’intera casa reale. 

E’ dunque scontato affermare che le api siano considerate, a tutti gli effetti, importanti membri della famiglia reale, al punto che l’annuncio della dipartita della regina Elisabetta II – avvenuta lo scorso 9 settembre 2022 – sia giunto formalmente anche a loro.

Ad avvertirle della morte della sovrana e dell’arrivo di un nuovo “proprietario”, Carlo III, è stato proprio l’apicoltore reale, John Chapple, che si è recato di persona ad informarle con un rituale secolare in base al quale l’apicoltore deve posizionare su ciascuna arnia un fiocco nero, bussare delicatamente e con voce sommessa annunciare loro: “La padrona è morta, ma voi non andate. Il vostro nuovo padrone sarà buono con voi”!

La curiosa notizia, pubblicata dal quotidiano popolare inglese Daily Mail, è circolata su molti giornali inglesi.

La tradizione di condividere con le api eventi importanti di famiglia, come nascite, matrimoni, morti, avrebbe radici molto antiche, forse origini celtiche: allora, le api erano considerate messaggere tra questo mondo ed il regno degli spiriti.

Tra ‘700 e ‘800 si riteneva che la mancata comunicazione di un lutto potesse comportare l’interruzione della produzione di miele, l’abbandono dell’alveare o addirittura la morte delle api.

Allora…Lunga vita alle api della regina!

Nella foto: John Chapple, l’apicoltore reale, a Buckingham Palace. Photo credits Richard Rickitt

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Terrantiga

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Terrantiga, espressione della biodiversità sarda, dove alle fioriture spontanee di erica arborea, lavandula, asfodelo, cisto si alternano il rosmarino, l’eucalipto, la malva, il trifoglio, il cardo selvatico, è l’unico collettivo di apicoltori esistente in Sardegna. Una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione che si traduce in un modello di apicoltura sostenibile, naturale ed etica: un’azienda che fa del biologico un suo pilastro e che fonda le sue attività su concetti quali benessere delle api, qualità della produzione, salvaguardia ambientale.

L’O.P. Terrantiga aderisce a Miele in Cooperativa e al Consorzio a tutela Alveare Italia.

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A San Sperate, a circa 20 km da Cagliari: un Paese Museo con origini antichissime, famoso per i suoi murales e per le incredibili produzioni della terra (come le pesche), le creazioni artigianali e le eccellenze enogastronomiche tipiche. Qui, Terrantiga alleva api locali che, grazie ad un’attenta pratica nomade e al rispettoso presidio del territorio, garantiscono l’impollinazione e la ripopolazione di aree povere di impollinatori, bottinando il nettare tra la rigogliosa macchia mediterranea e le aree costiere di Teulada e Domus de Maria, nell’altopiano di Campeda e sulle montagne Montiferro e Groceano, passando per le pianure fiorite del campidano.

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